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Gestione delle autorizzazioni

Ecco di che cosa si tratta

Quanta libertà per i medici?

Per molto tempo ci siamo opposti a una gestione strategica delle autorizzazioni per tutelare i nostri soci. Tuttavia, né noi né la FMH siamo riusciti a superare la volontà politica di introdurre a questo proposito regole rese poi, progressivamente, sempre più severe.

La soluzione approvata dal Parlamento nell’estate del 2020 e in vigore da luglio 2021 è un compromesso che riteniamo complessivamente accettabile. Con la gestione strategica delle autorizzazioni, i medici devono soddisfare determinate condizioni per esercitare l’attività a carico dell’assicurazione di base. Di queste condizioni, due le sosteniamo pienamente. Sono definite nel modo seguente:

  1. tre anni di attività professionale presso un centro di perfezionamento professionale svizzero riconosciuto nella disciplina specialistica per la quale si richiede l’autorizzazione;
  2. un’elevata competenza linguistica che dovrà essere attestata mediante un esame sostenuto in Svizzera prima di iniziare l’esercizio della professione. Eccezioni sono previste per le persone con maturità liceale svizzera o esame di stato nella lingua ufficiale della regione di attività.

Dopo una dura lotta e diversi tentativi, ora c’è una legge in questo senso – un successo anche se, riguardo al punto 1 (attività triennale) sono previste eccezioni in caso di penuria di medici in alcuni settori specialistici (LAMal, art. 37 cpv. 1bis).

Grazie a questi due criteri, i nuovi medici acquisiscono familiarità con il nostro sistema sanitario. Sono in grado di comunicare con precisione sul lavoro, eseguire un’anamnesi completa, nonché comprendere e riprodurre testi complessi e discussioni specialistiche.

Valutiamo invece in modo critico il terzo elemento della gestione delle autorizzazioni, cioè la determinazione del numero massimo di medici autorizzati a esercitare in una determinata regione e in un determinato settore specialistico a carico dell’assicurazione di base. Le relative regole sono definite nell’Ordinanza sulla determinazione dei numeri massimi e nell’Ordinanza del DFI sulla determinazione dei tassi regionali di approvvigionamento che sono in vigore dal 1° gennaio 2023. Concretamente, i Cantoni possono imporre una moratoria per i nuovi medici se in un determinato settore specialistico è stato raggiunto il numero massimo. Lo devono fare obbligatoriamente in almeno un settore specialistico e una regione.

Tuttavia, la base di dati per il calcolo dei numeri massimi è imprecisa e si fonda primariamente su stime – su tale base vengono prese però decisioni di ampia portata. La limitazione della libertà di scelta dei medici per quanto riguarda la specializzazione e la possibilità di aprire uno studio medico può in parte risultare necessaria, ma vanno considerati i numerosi effetti collaterali. Spesso la formazione per conseguire il titolo di specializzazione dura più di sei anni. Se durante tale periodo le disposizioni cambiano, per le persone interessate ci sono gravi conseguenze. Diventa difficile pianificare la carriera negli ospedali perché una moratoria può comportare la formazione di liste di attesa. Se la possibilità di esercitare liberamente è preclusa, i medici esperti restano in ospedale più a lungo del consueto. Così, i giovani medici non possono subentrare il che, a lungo termine, comporta una riduzione dei posti di perfezionamento professionale. Un ulteriore effetto collaterale da temere è il mercato delle autorizzazioni che può crearsi. In assenza di misure adeguate, la carenza può generare un sistema di negoziazione delle autorizzazioni, rendendo più difficoltoso il percorso verso lo studio medico per le persone con mezzi finanziari ridotti.

I Cantoni hanno comunque un ampio margine di manovra e hanno la possibilità di garantire l’assistenza. Per questo, l’asmac e le sue sezioni da vicino le misure adottate dai Cantoni, impegnandosi per una definizione prudente dei numeri massimi.

Le prese di posizione dell’asmac sulla gestione strategica delle autorizzazioni